Assenza per accudire il figlio malato

I genitori hanno diritto a giorni liberi, indipendentemente dal saldo delle ferie, se loro figlio è malato? E quali sono gli effetti sul salario?

Se un figlio è malato, i genitori non devono intaccare il loro conto ferie. I datori di lavoro devono concedere ai loro collaboratori aventi obblighi familiari, dietro presentazione di un certificato medico, un permesso per un massimo di tre giorni di lavoro consecutivi, necessario per assistere i figli malati (a seconda dell’età e dello stato di salute del bambino). Questa regola vale per ciascun caso di malattia e per ciascun figlio (figli fino a 15 anni). In singoli casi, se è giustificato un lavoratore può ottenere anche un permesso più lungo. Questo permesso viene gestito come se fosse malato il genitore stesso. I genitori devono comunque impegnarsi a cercare una soluzione sostitutiva adeguata (ad es. cura del figlio malato a opera di parenti o conoscenti). Questo dovere viene meno se è necessaria la presenza dei genitori (ad es. malattia grave di un neonato).

La regola sopra descritta si applica anche nel caso in cui sia necessario accudire un congiunto prossimo malato (prassi giudiziaria).

Si percepisce un salario?

Laddove il lavoratore sia impossibilitato a lavorare senza averne colpa, a causa della sua situazione personale, per esempio perché deve accudire un proprio figlio malato, il datore di lavoro deve pagare al lavoratore il salario per un periodo di tempo determinato, esattamente come se fosse il lavoratore stesso a essere malato. Nel caso di rapporti di lavoro a tempo determinato sussiste il diritto al pagamento continuato del salario solo se il contratto di lavoro è stato stipulato per una durata superiore a tre mesi. In tal caso sussiste l’obbligo del pagamento continuato del salario a partire dal primo giorno di lavoro. Nel caso dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato l’obbligo di pagamento continuato del salario sussiste a partire dall’inizio del quarto mese di assunzione. Occorre tenere presente che il diritto al pagamento continuato del salario sussiste solo per un periodo di tempo limitato, la cui durata dipende dal numero di anni di servizio prestati: nel primo anno di servizio sussiste un obbligo legale di pagamento continuato del salario di tre settimane. Negli anni successi il diritto dipende dalla scala applicabile presso il luogo di lavoro (scala di Basilea, Berna o Zurigo). Le assenze per malattia propria del lavoratore vengono conteggiate insieme alle assenze necessarie per accudire i figli malati. Un’assicurazione facoltativa del datore di lavoro per l’indennità giornaliera deve garantire almeno i diritti minimi previsti dalla legge. Normalmente, comunque, con l’assicurazione si concordano di solito pagamenti continuati del salario per periodi più lunghi.

Quindi, il lavoratore non deve né recuperare né compensare con ore straordinarie i giorni di assenza effettuati per accudire proprio figlio. Anche un eventuale licenziamento in un periodo in cui si accudisce un ammalato sarebbe abusivo e andrebbe contestato.

Cosa succede se un figlio si ammala più volte di seguito?

Se un figlio si ammala più volte di seguito o se è necessario accudire più figli, un genitore può rimanere a casa fino a tre giorni di lavoro per ogni caso di malattia per ogni figlio. Tutte le assenze dovute a malattia vengono calcolate – come descritto prima – per anno di servizio. 

Cosa si applica se i figli vengono colpiti da malattie croniche?

Dal 1° luglio 2021, la legge stabilisce ora un congedo di assistenza per i genitori di massimo 14 settimane, per chi ha un figlio gravemente malato o infortunato. Oltre al grave problema di salute, il datore di lavoro deve avere il diritto a un’indennità di assistenza ai sensi della Legge federale sulle indennità di perdita di guadagno per chi presta servizio e in caso di maternità (LIPG). Un figlio viene considerato gravemente malato se: a. ha subito un drastico cambiamento del suo stato fisico o psichico; b. l’andamento o l’esito di tale cambiamento non è prevedibile oppure si prevede un problema di salute permanente o che andrà a peggiorare oppure il decesso; c. sussiste un’elevata necessità di assistenza da parte dei genitori; e d. almeno un genitore ha dovuto interrompere la propria attività lavorativa per assistere il figlio. Il congedo di assistenza può essere preso entro un termine quadro di 18 mesi dopo aver ricevuto la prima diaria. Se entrambi i genitori lavorano, in totale è possibile usufruire di un massimo di 14 settimane di congedo di assistenza. In linea di principio, si presume che in questo caso ognuno dei genitori prenda fino a un massimo 7 settimane, anche se i genitori, con il consenso di entrambi i datori di lavoro, possono deviare da tale ripartizione. Se solo uno dei genitori lavora, quest’ultimo ha diritto a usufruire di tutte le 14 settimane. Il congedo può essere preso tutto insieme oppure essere distribuito su giorni diversi. La diaria è pari all’80% del salario precedente ed è limitata a un importo massimo. Durante il diritto al congedo di assistenza, tuttavia per un periodo massimo di sei mesi, si applica un divieto di licenziamento del lavoratore. Inoltre, il numero dei giorni di ferie del lavoratore non deve venire ridotto a causa del suo congedo di assistenza. Inoltre, dal 1° luglio 2021, sussiste per il datore di lavoro un obbligo di continuazione del pagamento del salario per l’assistenza di un familiare, del/della partner con problemi di salute, durante una breve assenza di massimo tre giorni per evento e massimo dieci giorni all’anno.

Basi giuridiche: 

art. 36 cpv. 3 LL (legge sul lavoro) nonché 

art. 324aart. 329i CO (Codice delle obbligazioni)


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